Mi aspettavo un grande dolore, da L’anno del pensiero magico. Lo avevo ordinato in biblioteca prima che la deflagrazione del 6 marzo ci piombasse addosso, prima di sapere che nonno Renzo ha un mesotelioma, insomma, prima che questo 2022 si palesasse come un anno devastante, quindi quando poi l’ho preso in mano ero decisamente spaventata. Invece ho trovato un grande conforto nelle parole di Joan Didion.
Per chi non conoscesse il tema, Il marito di Didion, scrittore come lei, da 40 anni vivono in simbiosi, muore improvvisamente mentre la loro figlia, Quintana, è in rianimazione per una polmonite degenerata. Queste pagine sono scritte nell’anno successivo alla sua tragedia, e la Didion tenta, in qualche modo, tramite la scrittura, di scendere a patti col dolore.
Non vorrei tirare dentro il cliché del “mal comune mezzo gaudio”, perché rischia di essere mal interpretato, però c’è qualcosa di vero. Non mi ero mai soffermata a riflettere sull’egoismo che sprigiona questo detto, che sottintende in qualche modo l’idea di desiderare di avere qualcuno con cui condividere il dolore, e quindi di avere vicino qualcuno che provi un dolore simile al nostro. Il dolore dei lutti improvvisi io non lo desidererei mai per nessuno, anzi, ho desiderato di potermelo prendere sulle spalle e alleviare il dolore di altri, avrei voluto viverlo in solitudine perché ero accecata da una sorta di visione superomistica di me, io lo sopporto, io lo supero, gli altri chissà, però, quando ho riconosciuto nei pensieri di Didion alcuni meccanismi che si sono verificati nei miei, ho avuto come una sensazione di sollievo, di alleggerimento. Ci ho riconosciuto mio marito, alcune dei suoi terribili momenti di confusione di questi mesi, ci ho riconosciuto mia suocera, mi è sembrato, soprattutto, di riconoscere tanta vita nella morte e nel dolore.
Inoltre a un livello ancora superiore rispetto a quello che avevo sperimentato io, ho riconosciuto il medesimo approccio al conforto della letteratura. I libri, che sono stati il mio rifugio al lutto, sono un rifugio ben più ragionato, mediato da una cultura e da una sensibilità letteraria ben superiori alle mie, per la Didion. Io mi sono affidata un po’ acriticamente alle parole belle, di qualità, lei ha cercato letteratura specifica, poesia specifica, e questo mi ha fatto un sacco riflettere, su come avrei potuto approfittarne ancora di più! Insomma, un libro bellissimo, di cui sento si possa approfittare, e che consiglio a tutti, ma un po’ di più a chi si ritrova a gestire la sofferenza!
sono fermamente convinta che la lettura sia una grande conforto nei momenti difficili, sia quando ti trasporta lontano dalla tua situazione contingente, sia quando ti offre spunti di riflessione o esperienziali.
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Lo sono anche io, ma devo dire che di Joan Didion mi è piaciuto il modo quasi “scientifico” di ragionare sulla letteratura del lutto e di cercarvi conforto! Inoltre si è molto affidata alla poesia che io, per pura ignoranza, ho totalmente ignorato. Insomma un sacco di spunti!
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Un libro che è un balsamo per i cuori in lutto è “Quel che affidiamo al vento” di Laura Imai Messina.
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Grazie mille, lo cercherò in biblioteca! Non ho ancora mai letto nulla di suo, ma è tanto che voglio provare a conoscerla!
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Cri se lo leggi fammi sapere che ne pensi, a me non ha esaltato ma sarei curiosa di sentire la tua opinione. Io confesso che quando sto male mi rileggo tutta la ‘settilogia’ di Harry Potter!
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L’anno del pensiero magico è un libro bellissimo, affronta il lutto in modo sobrio ma toccante, è davvero possibile rispecchiarvisi
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Oltretutto secondo me riesce davvero ad essere in qualche modo di conforto, cosa difficilissima in questi casi!
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